Intervista a Liù Bosisio, l’attrice famosa per aver interpretato la moglie del ragionier Fantozzi che diede la voce a Spank contribuendo al successo dei uno dei cartoni animati più amati di sempre.


Domanda: Potresti spiegare agli appassionati che ne avessero desiderio come si fà per diventare doppiatori? Quali scuole, che tempi di preparazione, costi...guadagni, e magari soddisfazioni?

Liù: Non si diventa doppiatori se non si diventa "prima" attori. Ci sono molte scuole di recitazione, ma bisogna stare attenti a dove si cade. Molte scuole sono fasulle: chiedono molti soldi e non danno garanzie. Meglio rivolgersi alle scuole statali (Accademia d'Arte drammatica di Roma, ad esempio). I guadagni sono relativi all'esperienza accumulata negli anni. La soddisfazione che se ne trae è soggettiva, dipende cioè dalla persona se si diverte a farlo oppure no.

V: Il doppiatore conosce la voce originale del personaggio? Quando doppia può sentire musiche ed effetti del cartone o vengono inseriti dopo?

L: Sì. Il doppiatore sente la voce originale di chi ha doppiato il cartone in altra lingua. Sente altresì i rumori, i suoni e relative musiche. Non vengono messi dopo : restano gli stessi che stanno sulla colonna originale. Salvo qualche eccezione (canzone tradotta in lingua italiana).

V: Molti appassionati di cartoni animati amano i personaggi che hanno conosciuto in Tv. Tu sei stata la voce di "Spank" nel 1982, di "Ruriko" (L'uomo Tigre) nel 1981, di "Doraemon", di "Marge Simpson" Quali capacità deve avere il doppiatore di un personaggio di "carta"?

L: Sopratutto avere dentro di sé, vivo e curioso, il bambino che era. L’amore per il gioco, per la risata. E deve avere fantasia e generosità, a mio giudizio.

V: Che differenza c'è tra il doppiare un cartone animato e un attore vero?

L: Per doppiare i “cartoni” bisogna essere attori. Non trovo che ci sia differenza. Forse deve avere qualcosa in più : una certa duttilità vocale.

V: "Spank" non è un protagonista "normale", come tutti gli altri. Stiamo parlando di un cane dai sentimenti umani. Come è nata l'idea della sua voce?

L: Semplicemente guardandolo: faceva un’immensa tenerezza. Inoltre c'è da dire che è un bimbetto, in questo caso cagnolino, molto piccolo, non può avere un linguaggio completo. Dice “pappa”… Non: “voglio mangiare”… ok? Questa fu la trovata che lo portò al successo.

V: Quanto tempo è servito all'epoca (1982!) per doppiare l'intera serie?

L: Non ricordo… Forse un mese… non so.

Nota di redazione: Non deve ingannare la brevità apparente del periodo: nella serie, il cane aveva il ruolo preponderante e quindi la stragrande maggioranza dei dialoghi erano della doppiatrice

V: Per doppiare "Spank" hai "dovuto" vedere l'intera serie: ti è piaciuto il personaggio? Quale scena ricordi più nitidamente delle altre e per quale motivo?
L: Sono passati troppi anni perché io possa ricordare… Ricordo però una cosa molto importante. Spank aveva lunghissimi monologhi, faceva da “filo conduttore”…(cioè voce narrante) Io questa soluzione non la trovai adatta. Perciò proposi di fargli dire il minimo indispensabile: solo suoni, reazioni, qualche piccola parola (essendo molto piccolo non poteva avere un vocabolario ricco). E così si fece. Doppiai tutto “all’impronta”, senza testo: io vedevo l’immagine e reagivo a seconda di ciò che sentiva o vedeva Spank. Fu molto bello doppiarlo così.
V: In "Hello Spank" hai lavorato con professionisti come Laura Boccanera (gli appassionati la ricordano per "Candy" e "Maria Antonietta") e Cinzia De Carolis (la voce di "Lady Oscar"): cosa puoi dirci di loro?
L: Sono delle bravissime doppiatrici.
V: Per tutti i lettori della Sezione Cartoni potresti raccontare un episodio curioso, particolare, della tua esperienza nel doppiaggio in genere?
L: A parte il fatto su citato, posso dire un’altra cosa curiosa. E devo parlare di Marge Simpson. Quando andai a fare il provino per Marge, di provini ne erano già stati fatti molti ed alle migliori attrici di quel momento. Mi chiesi: “Come batterle? Vincere?”…Mi misi in ascolto della doppiatrice americana e… non feci altro che IMITARLA. Niente di eccezionale dunque: una semplice imitazione. Mandarono i provini in America e fui scelta io. A volte basta pochissimo.
V: Usciamo un po' dai nostri "binari" consueti: puoi dirci qualcosa sulla tua carriera di attrice. Hai interpretato nel 1975 un film che ormai è un cult anni 70: "Fantozzi". Cosa è significato, per la tua carriera, interpretare "Pina", la moglie del ragioniere più famoso della storia del cinema?
L: Nulla, se non per essere, ancor oggi, chiamata “Pinaa!” per la strada. Siamo in Italia e si sa che le caratteriste lasciano il tempo che trovano.
V: Purtroppo in Italia si è troppo portati ad "etichettare" un personaggio, spesso associandolo a ciò che di più divertente ha fatto, senza sapere che c'è altra qualità e valore alle spalle...il tuo caso lo dimostra (nota di redazione)
V: Doppiare e recitare, cosa è preferibile per una professionista?
L: Senti, io lo considero un lavoro, un lavoro come un altro ed è forse per questo che non amo parlarne. Comunque sia tutte e due le cose fanno parte dello stesso tipo di lavoro. Io mi ritengo con orgoglio una buona artigiana e sono contenta di questo. Ciò che mi stupisce è come la gente sia interessata a questo tipo di artigianato e non ad altro. Un buon corniciaio, se fa bene il suo mestiere, non gode del plauso di cui godo io. Mi ritengo fortunata, ma lo trovo esagerato.

 

Nb L’intervista è tratta dal web e precisamente dal sito ufficiale dell’attrice a puro scopo divulgativo.